Sono figlio, sono padre, fratello, cugino e zio.
Mi sono rotto le ossa dell’avambraccio parando un rigore, le ossa delle dita col basket, mi hanno messo un chiodo alla clavicola dopo una partita di calcio, mi sono state tolte adenoidi e tonsille, operato all’ombelico e più giù, fatto il laser agli occhi, operato alla colonna vertebrale… insomma, con la medicina ho un buon rapporto, da ragazzo mi sono anche letto l’intera enciclopedia medica che avevo a casa.
Ho servito lo Stato italiano con orgoglio nell’Arma, ho fatto tre corsi post-universitari, ho dedicato sei mesi al Nene College di Northampton per un corso di inglese avanzato, ho fatto pratica in uno studio professionale, ho fatto il dottore commercialista e poi l’imprenditore.
Come fondatore del JO Group le mie aziende hanno ricevuto degli encomi dall’Unione Europea, altri riconoscimenti dall’Agenzia Nazionale Estone, abbiamo collaborato col governo tunisino e con tante realtà in giro per l’Europa, siamo stati first mover sulla geotermia in Sicilia, abbiamo aiutato a nascere o crescere centinaia di imprese. Mi sento un imprenditore sereno per i risultati raggiunti, ma mai soddisfatto. Penso che se avessi vissuto in altre parti più civili del mondo i risultati sarebbero stati sicuramente superiori.
Ho rappresentato nelle istituzioni interessi collettivi al liceo, all’università ed alla camera di commercio. Mi sono impegnato nell’associazionismo datoriale. Ho contribuito a rompere un sistema di potere arcaico facendo il consigliere all’Ordine dei dottori commercialisti, prima che scegliessi di far l’imprenditore. Ho organizzato un giornalino in parrocchia da ragazzo, poi un altro giornalino quando andavo all’università, poi un giornalino economico quando vivevo a Roma. Oggi ho il mio blog. Insomma, mi piace la comunicazione perché ho sempre propugnato un mondo migliore e la comunicazione è la leva strategica, perché il mondo si cambia cambiando la testa degli uomini.
Ho girato un po’ il mondo, con l’aereo, in auto, in nave, col treno e con l’autostop. Conosco un po’ l’America, l’Africa e l’Asia e mi sono divertito a girare l’Europa in lungo e largo, sia per diletto che per lavoro. Considero viaggiare il modo migliore di spendere i propri risparmi, perché col confronto con gli altri popoli aumentano tante consapevolezze.
Ho giocato a calcio, basket, tennis, mezzofondo, staffetta 4 x 100, salto in alto, sci, ping pong… insomma, mi sono fatto l’intera gioventù in tuta da ginnastica. Amavo e amo l’agonismo e vincere.
Ho vissuto bene, pienamente. E l’Italia mi ha permesso di vivere alla grande. Penso che la mia generazione sia stata fortunata. Non ha conosciuto la guerra sul nostro territorio. L’Italia è cresciuta fino alla fine degli anni ottanta nel benessere economico. I riferimenti valoriali vacillavano, ma tenevano. La scuola funzionava. Di questo passo, però, la prossima generazione rischia di trovarsi un pianeta al collasso ambientale, con una povertà materiale e valoriale imparagonabile con lo standing della mia generazione, marginalizzati dai flussi economici e culturali. Insomma, per mio figlio la strada rischia di essere tutta in salita. La sommatoria della mia vita, con tutte le mie avventure e disavventure, è positiva. Prego Dio che mio figlio, quando raggiungerà la mia età, possa dire lo stesso.
Io sono riuscito a realizzarmi nella vita, il mondo che la mia generazione ha contribuito a costruire lo permetterà a mio figlio?
Giuseppe Ursino
Giuseppe Ursino
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CEO del JO Group, cluster di aziende nato nel 1998 con core business in digital transformation e consulenza su fondi europei
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