Vangelo e rapporto tra uomo e Dio. Utilizzo strumentale delle Scritture e ispirazione divina

Giuseppe Ursino

Giuseppe Ursino

Sin dall’origine della civiltà la religione ha giocato un ruolo chiave nelle relazioni tra uomini e nel potere su questa terra, creando distorsioni ed un utilizzo strumentale del rapporto con Dio. Non c’è religione che non abbia avuto ed ha questo grande limite, l’influenza umana sulla interpretazione di Dio a fini umani.
Da cristiano “adulto” reputo che col Vangelo si sia toccato il punto più alto del rapporto tra uomo e Dio. Leggendolo, in alcuni passi si sentono tutti i limiti degli Scriventi quali uomini della loro epoca, altri passi rappresentano in tutta la loro forza l’ispirazione divina.
Per “ispirazione di Dio” è da intendersi non che siano stati scritti da Lui, ma che, oltre ai tratti umani dei Redattori, contengono il Messaggio di Dio per tutti noi. Si cambia paradigma rispetto alla visione della religione fino a quel momento, quale cosa complessa e riservata a dei “super-uomini” che avrebbero poi guidato il popolo dei credenti. Nell’approccio di Gesù non occorre una laurea per capire Dio, anzi il Signore prendeva ad esempio i bimbi per far comprendere la semplicità del Messaggio e se la prendeva coi “dottori della legge” che creavano a loro uso e consumo obblighi e vessazioni per i credenti, allontanandoli dall’essenziale.
Ammoniva: “Guai a voi, dottori della legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati e, a quelli che volevano entrare, voi l’avete impedito.” (Luca 12,52)
Diceva “Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli.” (Matteo 18,3-4)
E poi: “Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.” (Luca 10,21)
Dopo la morte e resurrezione, con l’andare dei secoli, l’attitudine popolare ad una religiosità più ampia allarga il culto di Dio ad altri culti, la Madonna e i Santi, mentre Gesù, riprendendo l’Antico Testamento, raccomandava: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto.” (Matteo 4,10)
Inoltre, in una visione sessuofobica di quel tempo, con l’andare dei secoli, la verginità della Madonna venne interpretata come essenziale per il cristianesimo.
Gesù è Dio, ma è anche uomo ed è uomo del suo tempo, un’epoca dove la donna era sottomessa all’uomo e ne subiva le vessazioni. Quindi, quando confutava la Legge di Mosè, che permetteva ad un uomo di ripudiare la moglie a sua discrezione, e statuiva che l’uomo non avrebbe più potuto ripudiare sua moglie (Matteo 5,31-32), lo faceva a difesa della donna. Ma adesso i tempi sono del tutto diversi, quell’indicazione di Gesù è legata alla Sua epoca, oggi non ha senso. È in casi di questo genere che la Chiesa, per quanto necessaria, assume a volte i contorni di un conservatorismo e di un conformismo che rischia di allontanare quella parte di credenti che per intelligenza e cultura sanno distinguere le tare storiche dall’essenzialità del Messaggio di Dio. Per esempio, per decine di volte nei Vangeli si parla di guarigioni come liberazioni dal demonio, appunto perché a quei tempi si credeva che una malattia consistesse nell’essere dominati dal demonio. Oggi sappiamo che non è così, sappiamo che quell’impostazione è semplicemente una tara storica e che Gesù, per la Sua catechesi, doveva convertire con questi miracoli i primi cristiani.
In conclusione, qual è il nocciolo del Messaggio di Gesù, del Figlio di Dio? Cos’è che ci raccomanda, superando tutti gli orpelli delle prescrizioni religiose del Suo tempo? Ci raccomanda l’Amore! Tutto si sintetizza in questa parola, che vuol dire Armonia, che va oltre la Giustizia (pensate al figliol prodigo che per amore viene perdonato e festeggiato), che è la chiave di lettura di tutto ciò che c’è di buono e di cattivo su questa terra. Riprendendo l’Antico Testamento raccomandava: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente.” “Amerai il tuo prossimo come te stesso.” (Matteo 22,37-39) L’intelligenza umana nelle sue varie declinazioni, con la matematica, la filosofia, la fisica, la speculazione esoterica, arriva, quando le si pone la domanda delle domande, alla stessa conclusione a cui Gesù ci porta didatticamente prendendoci per mano da duemila anni, spesso inascoltato.
Sul concetto di preghiera Gesù, rimasto anche qui da tanti inascoltato, diceva: “Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.” (Matteo 6,7-8) E poi riprendendo l’Antico Testamento diceva: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini.” (Matteo 15,8-9)
Guardate come ammoniva i “preti” dell’epoca: “Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente” “si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati rabbì dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare rabbì, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste.” (Matteo 23,5-9) Sentite come li rimproverava perché moltiplicavano regole ed osservanze a scapito delle esigenze essenziali di Dio: “Guide cieche che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!” “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume.” (Matteo 23,24 e 23,27)
E poi, altra lunga diatriba tra religiosi, quale rilevanza ha se Gesù ebbe o no dei fratelli? Cosa cambierebbe sul Messaggio di Amore a cui ci richiama? Lui scelse per la Sua Missione gli Apostoli, scelse le affinità elettive. Amaramente constatava: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua.” (Matteo 13,57) Tra l’altro questa sua parentela, fratelli fratellastri o cugini che fossero, lo considerava un pazzo: “Entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: “È fuori di sé”.” (Marco 3,20-21)
Infine, ma si potrebbe parlare di Dio per tutta la vita rimanendo lo stesso insoddisfatti del poco tempo dedicatoGli, un altro concetto molto dibattuto: Dio uno e trino. Io mi sono fatto questa idea. C’è Dio, l’Onnipotente, che sta “in cielo” e per cielo si intende in un’altra dimensione. Tra l’altro, noi già sappiamo dalla matematica, che ci sono innumerevoli dimensioni e non solo quelle da noi percepite. Quando l’uomo era maturo per la Rivelazione, ha mandato sé stesso, ossia Gesù, il Suo Figlio Unigenito. Assolta la Sua Missione Gesù è “ritornato” dal Padre. Così nella dimensione terrena, quale agente divino, è rimasto lo Spirito Santo, altra manifestazione del Padre. Per me non fa una piega questa riflessione.

Se vuoi metterti in contatto con Giuseppe Ursino questo è il suo profilo Linkedin
Condividi questo articolo

Articoli correlati

Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso.