Mood delle imprese e trend del reshoring a seguito di Covid e guerra in Ucraina

In queste ultime settimane il mood delle imprese è piuttosto basso, si è persa fiducia nel futuro ed in economia il sentiment è un dato molto impattante.
Da un annetto con Mario Draghi al governo e considerando le aspettative sul PNRR si era creato un po’ di ottimismo che adesso è scemato, sia perché i partiti stanno rendendo la vita difficile alle riforme caldeggiate dall’ex presidente della BCE, sia perché con riguardo al Next Generation EU ancora si è visto poco di concreto nella vita delle imprese.
Sicuramente un dato di fatto è che nelle aziende adesso è sempre più attenzionata la resilienza delle supply chain. Mentre prima dei 2 cigni neri, il Covid e l’invasione delle forze armate russe in Ucraina, le imprese contavano per la competizione soprattutto su volumi, economie di scala e specializzazione, adesso si comincia a dare valore strategico ad una rilocalizzazione degli acquisti su base continentale, per non rimaner più spiazzati com’è successo negli ultimi 2 anni. Probabilmente si tenderà ad una forma di autarchia europea e il reshoring potrebbe diventare un forte trend.
A peggiorare il contesto contribuisce il notevole aumento del costo dell’energia e di altre materie prime, dai metalli all’alimentare, disegnando uno scenario con inflazione elevata e bassa crescita, ossia il peggiore, la stagflazione.
A tutto ciò le imprese devono reagire con vigore e creatività, disegnando nuove strategie “out of the box”. Di certo alcune dovranno inventare nuovi business model per non saltare in aria. La sfida è tosta, ma il tessuto imprenditoriale italiano, che è fatto di piccole e medie imprese famigliari, anche questa volta riuscirà a superare l’ennesima curva a gomito.