La favola del gatto e del leone sul nobile sentimento della gratitudine

Giuseppe Ursino

Giuseppe Ursino

Un vecchio leone andava ogni giorno dopo pranzo nella sua tana per fare un sonnellino, ma veniva regolarmente disturbato da un topo che gli entrava nelle orecchie e gli rosicchiava il pelo. Il leone era grande e forte, ma non riusciva ad acchiappare quel minuscolo animale. Chiese allora a un gatto di fargli da guardiano. In cambio gli avrebbe dato da mangiare. Tutto filò liscio. Il topo, vedendo il gatto, non usciva dal suo buco, il leone dormiva tranquillo e il gatto mangiava a volontà quel che il leone gli metteva generosamente a disposizione. Il leone era così contento che elogiava e ringraziava continuamente il gatto per il suo aiuto. Un giorno però il topo, ormai affamato, uscì dal suo buco e il gatto, senza pensarci due volte, gli balzò addosso e lo ammazzò. Quando il leone si svegliò dal suo sonnellino, il gatto orgogliosissimo gli raccontò quel che era successo. Lì per lì il leone non disse nulla, ma il suo atteggiamento nei confronti del gatto cambiò completamente. Non gli parlò più e non gli dette più una briciola da mangiare. Il gatto non capiva. “Ho fatto il mio dovere, perché mi tratti così?” osò finalmente chiedere, dopo giorni di digiuno. “Misera, piccola bestia. Sei un servo che non serve più. Vattene via e lasciami dormire” rispose il leone.
Vi è capitato di fare la fine del gatto? La gratitudine tra gli uomini è una rarità.

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