Mio intervento pubblicato sul giornale La Sicilia l’1/10/1990
Craxi dice che i referendum elettorali sono “incostituzionalissimi”.
In effetti nella giurisprudenza costituzionale si rileva che “l’organo a composizione elettiva non può essere privato, neppure temporaneamente, del complesso delle norme elettorali contenute nella propria legge di attuazione” per cui tali norme “potranno essere abrogate nel loro insieme esclusivamente per sostituzione con una nuova disciplina, compito che solo il legislatore rappresentativo è in grado di assolvere”.
Ma questa motivazione non convince né la dottrina, che obietta la sottrazione all’abrogazione referendaria di leggi abrogabili ad opera del legislatore ordinario, né i cittadini che considerano il referendum come l’ultimo mezzo rimasto loro per riappropriarsi della propria sovranità, per far valere quel malessere diffuso e profondo legato alla non rappresentatività degli eletti. Occorre, poi, con obiettività, constatare che la crisi del sistema-Stato è dovuta essenzialmente al modo in cui si sono venuti ordinando i partiti: sono troppi e, per di più, litigiosi. E così le maggioranze governative peccano di omogeneità al loro interno portando alla formazione di programmi troppo vaghi che rimangono oltremodo inattuati.