La democrazia è bella, però la sua applicazione in buona parte del mondo è un’utopia. Per funzionare occorrerebbe che la gran maggioranza del popolo fosse illuminata, capace di interpretare la complessità della realtà e scegliere con giudizio da quali uomini farsi governare.
Nei territori dove la natura è più ostica, come ho spiegato nel post Differenza tra città cortigiane e città borghesi, tra Nord che fa sistema e Sud disorganizzato, il far quadrato insieme per vincere la sfida della sopravvivenza ha nei secoli creato un’attitudine alla polis ed al senso di comunità. Nei territori dove la natura è benevola non c’è stata questa selezione naturale, il popolo non ha affinato queste attitudini, la politica non è presa sul serio ed il suo palcoscenico è per lo più solcato da arrivisti. E cambiare non è semplice, il cambiamento della mentalità passa da momenti drammatici della storia di un popolo, non è indolore. Un popolo non cambia spontaneamente la sua identità, ma la subisce come una violenza, provando a resistere come può. Il conformismo è un potente motore statico in ogni civiltà. Si può far qualcosa? Considerando che la storia ci ha dimostrato il fallimento dell’uomo solo al comando, scorciatoia che non spunta, la soluzione per una realtà complessa come la contemporanea potrebbe essere il “governo degli Adatti”.
Ragionandoci, quella in cui viviamo è superficialmente chiamata democrazia, ma invece è già una forma di oligarchia, è la mediocrazia, è il governo dei famigliari, dove si entra per cooptazione con una selezione su valori sballati: attitudine ad ogni compromesso, fedeltà acritica al cooptante, utilizzo spregiudicato di ogni rendita di posizione, ecc.
Il “governo degli Adatti” potrebbe essere la soluzione per il governo della complessità. Non sarebbe un club a numero chiuso, ma chi ne verrebbe chiamato a far parte, da chi ne è già dentro, dovrà avere contemporaneamente una sufficiente dose di doti rare. Deve avere insensibilità al denaro (chi è avido non è adatto a ricoprire ruoli istituzionali perché le opportunità per arricchirsi disonestamente non mancano), una passione per lo studio (perché senza spessore culturale non si comprende la complessità), spirito di sacrificio (perché governare seriamente non è una passeggiata di salute), fedeltà alla meritocrazia (altrimenti diventerebbe, se l’exit non funzionasse, un’altra casta autoreferenziale di arrivisti), coraggio per imporre le scelte giuste vincendo i freni del conformismo (accettando l’impopolarità tra i governati). Comunque purtroppo, seppur mi sembra la migliore soluzione, anche il “governo degli Adatti” non è affatto immune dal fallimento. Correrebbe il rischio mortale del mancato filtro all’ingresso, con la cooptazione dei famigliari, e della mancata potatura in uscita, evitando per inerzia e quieto vivere l’esclusione di chi non è più all’altezza di farne ancora parte.
Il governo degli Adatti al posto dell'oligarchia della mediocrazia
Giuseppe Ursino
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CEO del JO Group, cluster di aziende nato nel 1998 con core business in digital transformation e consulenza su fondi europei
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