Ho conosciuto tante persone che si fanno coinvolgere nelle attività “fino ad un certo punto” rimanendo per default con un certo distacco, sia che si tratti dell’azienda per cui lavorano o di un’associazione a cui partecipano o in qualsiasi altra occasione. Le motivazioni possono essere tante: mancanza caratteriale di coinvolgimento emotivo, atteggiamento difensivo per non rimanere delusi, deboli energie volitive, disinteresse agli altri… E se poi giocando con “mezzo culo” rimangono ai margini di quelle aggregazioni a cui partecipano, con chi se la devono prendere? Con chi, secondo loro, li lascia ai margini non riconoscendo il loro “giusto” valore? O con l’incapacità di giocare al 100% le proprie partite concedendo agli altri solo il proprio “minimo sindacale”? Non ho titoli accademici per ergermi a insegnante degli altri, ma parlando di me stesso dico che in ogni attività che ho fatto non mi sono mai risparmiato e ho sempre fatto del mio meglio. Spesso questo engagement mi ha fatto vincere quelle partite, a volte mi è andata male e quell’investimento di tempo ed energie si è rivelato un flop. Ma mai mi sono pentito del mio approccio volitivo, anzi penso che la mia “fortuna” debba molto anche a questo modo di interpretare la mia relazione col mondo.
Engagement, coinvolgimento emotivo, energie volitive o mezzo culo?
Giuseppe Ursino
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Giuseppe Ursino
CEO del JO Group, cluster di aziende nato nel 1998 con core business in digital transformation e consulenza su fondi europei
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