In questi giorni, in occasione di uno dei meeting a porte chiuse del “Tavolo per le imprese”, ho avuto modo di rincontrare un uomo delle istituzioni, un amico conosciuto ai tempi dell’università. Nel biennio 1991-1992 sono stato rappresentante degli studenti universitari e l’ho conosciuto in quel contesto. Ad inizio meeting nel prendere la parola ci ha tenuto a ricordare il perché mi stimi ed ha cominciato a raccontare una mia iniziativa di quel lontano periodo: “Nel ’92 Giuseppe Ursino era consigliere di amministrazione all’ERSU, aveva preso una posizione di contrasto con l’intero consiglio su una grossa porcheria ed era riuscito ad ottenere il sostegno delle aggregazioni universitarie di destra, centro e sinistra, facendo sottoscrivere a tutti uno stesso documento. Per quei tempi fortemente ideologizzati la sua iniziativa di mettere insieme il diavolo e l’acqua santa era stata una rottura degli schemi e questa cosa mi è rimasta impressa.”
Per me è normale non farmi condizionare dagli schemi degli altri, lo faccio senza rendermene conto, ad altri però potrei apparire un po’ dissociato o visionario. E tornando all’attualità e, a pensarci bene, anche nel passato quando nei primi anni di vita lavorativa facevo il professionista e poi a seguire quando mi sono lanciato nel far impresa, buona parte delle mie attività non erano perfettamente inquadrabili all’interno degli schemi dell’ortodossia. Non ho seguito l’adagio “come vedi fare fai”, ho cercato sentieri nuovi, fuori dagli schemi, forse più rischiosi, ma anche più stimolanti. Percepisco uno scenario e mi lancio, anche se può andarmi male, perché si vince e si perde. Non mi esalto quando vinco e non drammatizzo quando perdo. Per me fare impresa è un modo di intendere il lavoro e la vita.
Per me è normale non farmi condizionare dagli schemi degli altri, lo faccio senza rendermene conto
Giuseppe Ursino
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Giuseppe Ursino
CEO del JO Group, cluster di aziende nato nel 1998 con core business in digital transformation e consulenza su fondi europei
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